Valerio T.
Italia
Valerio Treviso: AI Art Director, Creative Technologist, AI Artist.
Esploro le potenzialità estetiche e narrative dell’intelligenza artificiale generativa come strumento di progettazione e trasformazione culturale.
Sono un professionista cresciuto nelle intersezioni multidisciplinari tra design, arte digitale e identità visiva, con un approccio che unisce competenze maturate in anni di esperienza come brand strategist, UX designer, consulente creativo e specialista in comunicazione visiva.
Ho mossi i miei primi passi nell’ambito del design e del branding, grazie ai quali ho affinato la mia capacità di costruire linguaggi visivi fortemente identitari, capaci di tradurre valori complessi in forme sintetiche e coinvolgenti.
Nel corso degli anni ha lavorato come freelance e consulente per enti pubblici, istituzioni culturali e progetti digitali, portando avanti una visione che mettesse in dialogo estetica, strategia e impatto sociale.
L’arrivo dell’AI generativa mi ha spinto verso in una nuova direzione, quella dell’arte generativa: un’evoluzione naturale di un percorso che già da tempo mi poneva di fronte ad interrogativi come il potenziale simbolico delle immagini, la costruzione dell’identità attraverso la forma e il potere delle strutture visive nel comunicare il non-detto.
Midjourney è stato il mio terreno fertile per raggiungere questi obiettivi: un nuovo spazio creativo, ibrido e sperimentale, in cui l’AI diventa complice e catalizzatore della mia visione autoriale.
Ogni serie di immagini nasce da un’idea narrativa forte e si sviluppa come un ecosistema coerente, in cui estetica e concetto si intrecciano; sono composizioni costruite attraverso un dialogo costante con la macchina, un processo iterativo che include selezione, editing e attenta cura dei dettagli.
Alcuni dei miei progetti sono stati inclusi in challenge e iniziative editoriali che indagano il potenziale dell’intelligenza artificiale come agente culturale, trasformando la generazione d’immagini in un atto critico e performativo.
La mia è una ricerca che non si limita alla semplice generazione di immagini, ma che si interroga sull’origine del gesto creativo, sulla responsabilità individuale nell’era algoritmica e sulle possibilità offerte da un nuovo linguaggio visivo, fatto di memoria, codice e visione, in cui la tecnologia si fonde con un’estetica densa, colta e sensibile.